Libro di Prem Shunyo
Stati Uniti: il castello.
1 giugno 1981, New York.
Osho lasciò l’India con venti discepoli. I suoi sannyasin, con le mani congiunte sul cuore in segno di saluto, formarono una lunga fila lungo tutto il viale che attraversava l’Ashram e che la Mercedes su cui viaggiava avrebbe dovuto percorrere. Era toccante vedere tutte quelle figure, vestite dei colori arancio più sfumati, strette le une alle altre, salutare con le mani congiunte sul cuore, nel classico namasté, quel semplice essere umano. Con lui viaggiavano Vivek e il suo medico personale, Devaraj. Vivek, con quell’aspetto di bambina fragile che talvolta camuffava una gran forza di carattere e un’incredibile capacità di prendere in mano qualunque situazione, e Devaraj, alto, elegante, con i capelli brizzolati, formavano una coppia molto interessante. Io partii un’ora dopo con l’intima sensazione che la Comune in cui avevo vissuto così intensamente per tanti anni, stesse morendo, e in un certo senso era vero, perché non sarebbe più stata la stessa. Come avrebbe potuto? La Comune era stata un unico campo d’energia, un corpo solo, eravamo così uniti nelle nostre meditazioni e negli energy darshan… e ora mi rattristava sapere che ci saremmo sparsi per il mondo e che la mia vita non si sarebbe più mossa in quello scenario magico, fatto di beate meditazioni, di lunghe tuniche svolazzanti, inconsapevoli e incuranti di quello che succedeva nel resto del mondo. Il diamante del mio mondo interiore stava per essere tagliato, e quel taglio sapeva di intervento chirurgico.Leggi tutto→