I miei giorni di luce con Osho: Prefazione

Libro di Prem Shunyo
Prefazione di Dr. Lawrence Blair

Mi sembra giusto che sia io a scrivere l’introduzione al libro di Shunyo, visto che sono stato io, come lei racconta, ad accompagnarla all’inizio della sua avventura e a salutarla mentre saliva sull’aereo per l’India, diciassette anni fa. Poi, lei divenne intima discepola del guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh, oggi conosciuto col nome di Osho (Maestro Zen), nome che i suoi discepoli gli diedero poco prima che morisse, nel gennaio del 1990. Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Prologo

Libro di Prem Shunyo

Un taglialegna si recava ogni giorno nella foresta. A volte non riusciva a trovare di che sfamarsi perché pioveva, altre volte perché faceva troppo caldo e altre volte ancora perché faceva troppo freddo. Nella foresta viveva un mistico.

Aveva osservato il taglialegna lavorare sodo tutto il giorno per anni e lo vedeva diventare vecchio, malato, ridursi alla fame, e gli disse:

“Ascolta, perché non ti inoltri un po’ di più nella foresta?”.

Il taglialegna rispose: “Cosa ci vado a fare, c’è forse più legna? E anche se fosse così, poi dovrei trasportarla per chilometri!”.Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Capitolo Primo

Libro di Prem Shunyo

“Sono qui”

“Vorresti dirmi qualcosa?”.

Una voce dentro di me sta gridando: “Sono qui! Sono qui!”, ma non riesco a parlare, sono paralizzata. E poi, quegli occhi… Quando il Maestro guarda il discepolo dritto negli occhi, e guarda e guarda… ne vede l’intera storia: passato, presente e futuro. Per il Maestro il discepolo è trasparente: è in grado di riconoscere il Buddha non ancora realizzato che esiste in ogni essere umano. Non posso far altro che starmene lì seduta e lasciarmi pervadere dalla sua presenza, perché quello è l’unico modo per scoprire il diamante interiore. Ho paura che possa vedere delle cose, nel mio inconscio, che preferirei tenere nascoste, ma mi sta guardando con tale amore che l’unica risposta possibile è dire sì. A volte il suo sguardo non lascia traccia nella memoria, solo una sensazione estatica, un’esplosione di energia che mi fa scoppiare di gioia. Questo è stato il mio primo incontro con Osho, il Maestro.Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Capitolo Secondo

Libro di Prem Shunyo

Oscurità Luminosa

L’India mi accolse nel suo abbraccio materno. D’acchitto mi ritrovai a Pune, la città in cui Osho viveva. Ma dopo la prima notte passata in un albergo indiano, decisi di abbandonare la ricerca della Verità. Dall’esterno, l’hotel mi era sembrato buono e io ero molto stanca e scossa dalla mia prima esperienza in un aeroporto e una stazione ferroviaria indiani. La stazione era praticamente un campo profughi, con intere famiglie che dormivano sulle banchine sopra dei miseri fagotti che contenevano tutti i loro averi, e che venivano letteralmente calpestate dai viaggiatori frettolosi. Storpi e affamati mi chiedevano l’elemosina e mi fissavano quasi volessero mangiarmi. Facchini e tassisti urlavano l’uno contro l’altro e si contendevano i clienti persino a suon di pugni. Centinaia di persone dappertutto: una vera esplosione demografica! Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Capitolo Terzo

Libro di Prem Shunyo

L’ amore arriva senza volto

Alla casa di Osho è stato dato il nome ‘Lao Tzu’, e un tempo apparteneva a un Maharaja.

Fu scelta perché sovrastata da un gigantesco mandorlo che cambia colore come un camaleonte, dal rosso all’arancione, dal giallo al verde. Le sue stagioni mutano ogni poche settimane, eppure non l’ho mai visto con i rami spogli; cade una foglia e un’altra foglia verde e lucida ne prende subito il posto. Sotto il suo fogliame c’è una piccola cascata, creata da un italiano pazzo che non ha mai più fatto ritorno a Pune. Nel corso degli anni, il tocco magico di Osho ha trasformato il giardino in una giungla: ci sono boschetti di bambù, stagni con i cigni, una cascata in marmo bianco che di notte si illumina di blu riversandosi in piccoli laghetti che risplendono di luci dorate.Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Capitolo Quarto

Libro di Prem Shunyo

Energy Darshans

Osho si è illuminato il 21 marzo del 1953.

Da quel giorno, ha cominciato a cercare persone in grado di capirlo, persone alla ricerca della propria illuminazione. E in tanti anni, ha aiutato centinaia di migliaia di individui lungo il cammino dell’autorealizzazione. L’ho sentito dire: “Per l’uomo la ricerca della verità continua per molte vite. Si raggiunge dopo molte nascite e coloro che la cercano pensano che una volta raggiunta proveranno un gran sollievo. Ma chi riesce a trovarla, si accorge che il suo successo è l’inizio di un nuovo travaglio, privo di qualsiasi sollievo. La verità, una volta trovata, creerà nuovo lavoro.” (da In search of the Miraculous)Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Capitolo Quinto

Libro di Prem Shunyo

Stati Uniti: il castello.

1 giugno 1981, New York.

Osho lasciò l’India con venti discepoli. I suoi sannyasin, con le mani congiunte sul cuore in segno di saluto, formarono una lunga fila lungo tutto il viale che attraversava l’Ashram e che la Mercedes su cui viaggiava avrebbe dovuto percorrere. Era toccante vedere tutte quelle figure, vestite dei colori arancio più sfumati, strette le une alle altre, salutare con le mani congiunte sul cuore, nel classico namasté, quel semplice essere umano. Con lui viaggiavano Vivek e il suo medico personale, Devaraj. Vivek, con quell’aspetto di bambina fragile che talvolta camuffava una gran forza di carattere e un’incredibile capacità di prendere in mano qualunque situazione, e Devaraj, alto, elegante, con i capelli brizzolati, formavano una coppia molto interessante. Io partii un’ora dopo con l’intima sensazione che la Comune in cui avevo vissuto così intensamente per tanti anni, stesse morendo, e in un certo senso era vero, perché non sarebbe più stata la stessa. Come avrebbe potuto? La Comune era stata un unico campo d’energia, un corpo solo, eravamo così uniti nelle nostre meditazioni e negli energy darshan… e ora mi rattristava sapere che ci saremmo sparsi per il mondo e che la mia vita non si sarebbe più mossa in quello scenario magico, fatto di beate meditazioni, di lunghe tuniche svolazzanti, inconsapevoli e incuranti di quello che succedeva nel resto del mondo. Il diamante del mio mondo interiore stava per essere tagliato, e quel taglio sapeva di intervento chirurgico.Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Capitolo Sesto

Libro di Prem Shunyo

Rajneeshpuram: un’oasi nel deserto.

Era una nazione a sé, libera dal sogno americano. Forse fu per questo che i politici americani le dichiararono guerra.” (Osho)

Di nuovo eravamo in viaggio. Volammo attraverso l’America, io, Asheesh, Arpita e Gayan. Asheesh è un mago del legno. Ma non è soltanto un falegname bravissimo,costruisce anche le poltrone di Osho e sa riparare le tante cose che in casa spesso si rompono inaspettatamente. Quando c’è qualcosa da riparare o da inventare si sente sempre gridare: “Asheesh, Asheesh, dov’è Asheesh?” Ha un modo stupendo di parlare con le mani, perché è italiano. Arpita ha sempre fatto le scarpe di Osho; è molto eccentrica, dipinge quadri Zen e ha una personalità estrosa che ha espresso in quegli anni,aiutando a creare i vestiti di Osho.Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Capitolo Settimo

Libro di Prem Shunyo

Rajneeshpuram continua

Se una persona o un gruppo di persone sono diverse da te, ne hai paura;questo è uno degli aspetti più tristi della natura umana. Sono cresciutain un piccolo paese della Cornovaglia, in Inghilterra, dove persino le persone che vivevano nel paese accanto venivano chiamate “gli stranieri”.

E neppure risiedere in paese era sufficiente per essere accettati: almeno uno dei due genitori doveva esserci nato. Pertanto non fui affatto sorpresa di fronte alla reazione degli abitanti dell’Oregon nei nostri confronti, anche se indubbiamente fu eccessiva e violenta. Ma le urla del prete del luogo che diceva: “Adoratori di satana andatevene a casa”,o le magliette con la scritta “Meglio morti che arancioni”, e col disegno di una pistola puntata in faccia a Osho e infine la bomba che esplose nel nostro albergo di Portland, furono decisamente reazioni eccessive.Leggi tutto

I miei giorni di luce con Osho: Capitolo Ottavo

Libro di Prem Shunyo

In prigione negli stati uniti

28 ottobre 1985 – Il Lear stava per atterrare a Charlotte, nella Carolina del Nord. Scrutai nell’oscurità e vidi che l’aeroporto era deserto. Alcuni cespugli alti e sottili venivano spazzati via dalle raffiche del jet in atterraggio. Appena si spensero i motori, Nirupa riconobbe Hanya, la giovanissima suocera che ci avrebbe ospitato a Charlotte. Ci aspettava sulla pista di atterraggio con Prasad, il suo compagno. Nirupa la chiamò tutta eccitata; ma quasi simultaneamente, da tutte le direzioni, le grida: “Mani in alto, mani in alto!”, mi gettarono in una dimensione completamente diversa. Per un attimo mi trovai in uno spazio di vuoto totale, dal quale la mente riemerse pensando: “No, non può essere vero.” Leggi tutto